La fiducia barattata


Ci si dimentica troppo spesso che votare significa adempiere ad un dovere verso la Comunità, ma anche esercitare il diritto di piena espressione della propria volontà e libertà di pensiero.
La partecipazione politica, esercitata attraverso il voto, è l’esito della relazione fra soggetti che vivono quotidianamente una comunità e sperimentano reti di collettività e obiettivi comuni.
L’Italia del Dopoguerra, largamente tradizionale, proiettava nel campo politico le credenze religiose e civili; votare era un evento, importante e sentito, che accomunava tutti indistintamente.
Chi ricorda le avventure di don Camillo e Peppone?
Oggi in epoca post pandemica (ma forse no!) il voto perde, nel vortice di una società liquida, il suo valore aggregante e riflette una politica che è sempre meno adatta a rispondere ai reali bisogni dei cittadini, dove promesse, illusioni e fiducie tradite si barattano con richieste di voto più o meno sussurrate.
È necessario cambiare rotta, ricominciare a dare valore e sentimento alla partecipazione attraverso il voto, perché “il vero cambiamento si fa dentro la cabina elettorale con la matita in mano”.