16 Maggio 2024

Una delle voci più influenti del XX secolo che ha giocato un ruolo cruciale nella lotta per i diritti civili degli afro-americani negli Stati Uniti d’America.

Lady, come veniva chiamata dai suoi colleghi musicisti, cantò il jazz in una maniera innovativa e per questo fu largamente imitata. Pioniera nella lotta per i diritti civili degli afroamericani, attraverso la sua musica e le sue azioni, cosa che rese la sua vita sempre più dura e complicata, fino alla sua morte nel 1959 a soli 44. Sangue misto, fu oggetto di esclusioni e insulti da entrambe le parti, trovatasi anche in situazioni difficili di vita insieme a chi viaggiava sui bordi sottili della giustizia, come racconta nella sua autobiografia, Lady Sings the Blues.

E fu in locali ambigui e malsani che si innamorò del jazz ascoltando dischi di Bessie Smith e di Louis Armstrong trovando conforto e ispirazione in questa musica malinconica e potente finchè diventò un lavoro vero e proprio.

Il brano che rese famosa Lady Day al di fuori dell’ambiente jazz fu Strange Fruit, composta da un insegnante ebreo comunista, Abel Meeropol che la firmò con lo pseudonimo Lewis Allan. Il brano era stato ispirato da una terribile foto scattata in Indiana, che ritraeva una folla di bianchi festanti davanti ai corpi di due uomini di colore appena massacrati di botte e poi impiccati a un albero. Negli Stati del Sud la pratica del linciaggio era largamente diffusa sin dalla guerra di secessione, praticata a volte anche solo come forma di divertimento popolare nelle cittadine più povere.

La canzone, inno contro il razzismo, fu per la prima volta eseguita nel Cafè Society dove il pubblico era costituito da etnie e classi sociali al ritmo musicale.

Da allora, questa vita segnata da dolore e protesta non è stata dimenticata e diverse strutture come il MOA di Eboli, dedicano sezioni dei loro musei a questa artista straziante e meravigliosa.

About Author