16 Settembre 2024

Il comodino d’inchiostro

Tra le pareti dai toni caldi e delicati, chi ha quella fantasia necessaria ad accendere le emozioni del cuore, può rivivere le faticose veglie notturne del giovane Giacomo.

Se tutta Recanati sembra un luogo fuori dal tempo, ancor di più lo è la piccola dependance di casa Leopardi, dove il giovane Giacomo visse tante giornate della sua verde età.  La casa di un grande poeta è sempre un posto denso di sensazioni perché ogni cosa in essa è capace di evocare in chi ha un animo grande e generoso lo spirito e l’essenza stessa della poesia. 

Così è questa casa secondaria di Giacomo Leopardi, tutta avvolta dalle piante, dalla luce verde del giardino immerso nel silenzio. E dentro, tra pareti dai toni caldi e delicati, chi abbia quella fantasia necessaria ad accendere le emozioni del cuore, può rivivere le faticose veglie notturne del giovane Giacomo. Quel doloroso “premere le piume” nella tarda notte di un dì di festa, tra echi lontani e canti di ignote voci passanti che morivano nella notte, mentre “si stringeva il core”.  Un semplice comodino che per il poeta divenne spesso scrittoio notturno nella furia della fantasia ispiratrice ce lo ricorda con i suoi segni d’inchiostro versato di notte nella fervida urgenza della scrittura. Sono assai più che macchie, sono stimmate dell’animo poetico, pianto scuro della fantasia, traccia del cuore lacerato e sversato sulla carta. Mentre fuori, nella luce verde del giardino, ancora dà i suoi fiori rossi un roseto centenario. E ogni sua foglia è più di una macchia rossa: è velluto color del sangue. Fiori neri di inchiostro e fiori rosso fuoco di rose, aperti alla bellezza creatrice, delle parole e della natura: “… Fiorire si può, – scriveva il poeta – anche in mezzo al deserto, perché se le cose fragili come un fiore di ginestra lo sanno fare, anche noi siamo chiamati a fare altrettanto”. Ricordiamoci dunque di fiorire.

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