19 Settembre 2024

Le utopie del segno

La donna dipinta da Siniscalchi, ci guarda con sguardo frontale, intenso, pensoso e severo.

La natura. La natura delle cose, la natura degli esseri. Un reticolo di simboli e di forme, di segni e di citazioni che costruiscono, secondo l’esperienza di ciascuno, il senso ed il significato del mondo e della vita in cui siamo immersi. Alcuni esseri camminano sulla terra con indici inequivocabili della loro natura, evidenze palesi che non destano né riflessione né meraviglia. Per altri le cose sono più nascoste, più profonde e più complesse. La donna dipinta da Siniscalchi, ci guarda con sguardo frontale, intenso, pensoso e severo. Ma poi lo spettatore segue l’invito a guardare oltre e si china più in basso, verso la mano aperta, che è un occhio spalancato e indica l’altra metà della physis, esibito forse per un momento soltanto. Il breve tempo che la determinazione a non dire, al silenzio, narrata dalla forza pugno chiuso dell’altra mano, cede al bisogno di mostrare ricchezza, complessità, stratificazioni più profonde. Physis appunto. Il pugno chiuso, ostinata consapevolezza di sé, tiene saldamente l’essenza profonda della donna svelata per un momento. Gli oggetti che appaiono qui sono forse da intendersi come il correlativo oggettivo in un discorso poetico di tipo montaliano. Non simboli che l’artista è costretto in qualche modo a spiegare, ma oggetti, elementi che da se stessi riportano ad emozioni e idee. Grazie alla mano aperta come un occhio noi cogliamo i fiori, la testa fittile, i libri, la conchiglia, oggetti che come il cavallo, il falco, la statua o la muraglia di montaliana memoria evocano l’emozione legata alla physis femminile: la variegata e fragile bellezza dei fiori, la chiusa sensualità della conchiglia, la ieratica matriarcale sapienza dell’antico, il mistero. Ma quando, infine, lo sguardo risale a contemplare di nuovo il viso della donna, la trova ancora più consapevole di se stessa, il pugno chiuso si fa ancora più determinato a difendere quel prezioso possesso. E mentre lascia la visione del dipinto scorge per un attimo nel rosso di quei capelli lisci il flusso del sangue, la sorgente stessa della physis e della vita. L’opera di Siniscalchi e la collettiva potrà essere visitata al Museo provinciale di Salerno fino al 28 maggio.

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