16 Settembre 2024

Unesco tra sacro e profano

Stupore e meraviglia da parte del popolo santangiolese per i luoghi scelti come patrimonio dell’Umanità.

A Sant’Angelo a Fasanella piccolo borgo alle pendici degli Alburni, si possono ammirare due siti che hanno contribuito a far riconoscere nel 1998, il Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni, quale sito Unesco.

Dal pianoro di “Costa Palomba” a circa 1125mt di altezza, con lo sguardo rivolto verso la Lucania e le spalle al Tirreno, domina la valle del Fasanella Antece, il dio guerriero degli Alburni, scolpito su una roccia a grandezza naturale.

Il guerriero risalente al IV secolo a.C. è stato tramandato alla gente del posto con il nome di Antece, che vuol dire antico, ma anche immobile, fisso.

Non deve essere stato molto simpatico Antece a chi prendendolo a sassate, ha minato per sempre la testa del guerriero.

Anche il nome, sembra tradire il riconoscimento datogli dall’Unesco: “sembri un Antece” riecheggia ancora nei vicoli e nelle strettoie di Fasanella e rivolto a persona immobile o nullafacente, non è certo un complimento.

Stupore e meraviglia da parte del popolo santangiolese anche per l’altro sito di rilevanza Unesco ovvero la Grotta di San Michele Arcangelo, cavità naturale di origine carsica formatasi in seguito all’erosione della roccia scavata dall’acqua nel corso dei millenni, per i santangiolesi semplicemente “la grotta”, da sempre luogo di culto e di preghiera all’Arcangelo Michele.

Ed è ancora vivo il ricordo in chi, durante i giorni della “novena” prima che arrivasse l’Unesco a raccontare e segnare l’importanza del luogo, sedeva sulle casse di legno sparse nei dintorni dell’altare maggiore dedicato all’Arcangelo (tre sono gli altari presenti nella grotta).

Ora le casse, bare di legno all’interno delle quali dimorano scheletri umani di cui la Grotta è ancora oggi custode, sono visibili ma inaccessibili, grazie all’opera di conservazione della Soprintendenza Archeologica di Salerno.

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