27 Aprile 2024

Credo che l’essere giovani sia un po’ come stare in un salotto lungo e stretto, circondati da tante persone mai viste prima. Magari con voci che si sovrappongono, qualche pacco di patatine, bicchieri semivuoti, una finestra aperta e musica di sottofondo. E con occhi che non ti guardano e cose che succedono. Uno scenario, alla fine dei conti, tanto divertente quanto scomodo, che è forse il modo più autentico che si ha per trovarsi.

Tra sagome sconosciute e volti familiari, dunque, le aspettative scivolano via e lasciano spazio al caso, alla leggerezza di circostanze che spesso sanno essere piuttosto ironiche. Così, in preda alla confusione, succede che si ride un sacco e ci si concede la libertà di essere chi si vuole, a tratti dimenticandosi della coerenza. Forse il migliore modo per scoprire se stessi, quando il mondo ti permette ancora di farlo, è proprio lo stare in salotti lunghi e stretti, familiarizzando con tale senso di tenero disagio. E magari quelle voci che si sovrappongono, quelle patatine troppo salate, quei bicchieri di vino di dubbia provenienza, quella finestra aperta e quella musica mai sentita prima, sono tutto ciò che basta per mantere l’animo fervido.

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