Campania, am

Vengo da un posto dove tante cose non funzionano, o meglio, non funzionano come dovrebbero. E quando invece succede, ci si meraviglia. Un luogo dove l’eccezione è la regola, e la regola, invece, si siede tranquillamente a prendere un caffè e fumare una sigaretta. Dove l’ordinario ha il sapore dell’imprevisto, e la gente sorride incredula di fronte a un autobus che arriva in orario, un bancomat che non è fuori servizio, o un bar che finalmente accetta la carta.
Eppure, quello stesso posto, con strade piene di buche e cassonetti sempre troppo pieni, ha una sua armonia, un equilibrio storto, sì, ma solido come una sedia traballante che, nonostante tutto, non ha mai fatto cadere nessuno. È un luogo che cammina zoppo ma con grazia, sorretto da una rassegnata allegria e da una creatività che nasce non dal lusso, ma dalla necessità di doversi in qualche modo arrangiare. Una bellezza che si riflette nei muri scrostati, nei panni stesi come bandiere di una resistenza silenziosa, nei saluti urlati da un balcone all’altro.
Lì dove tutto sembra arrancare, la vita comunque scorre, con il passo saltellante di chi non ha fretta. Con lo spirito di chi, nel dubbio, si ferma a prendere un caffè e, magari, lo offre anche a chi gli è seduto accanto. Una terra fatta di paradossi e incoerenze, dove si ride per non piangere, e dove il sole, sempre generoso, asciuga anche le delusioni. Un luogo che si aggiusta da sé, come un vestito rattoppato alla buona dalla nonna. Una realtà che funziona a modo suo, che ti fa perdere la pazienza e poi te la restituisce con un sorriso, come se niente fosse.