25 Aprile 2025
Unknown-5

A volte mi domando cosa penserebbero, se potessero, gli spazi di chi distrattamente li abita, cogliendo nello sguardo fugace di un attimo o nella ripetizione della routine piccoli frammenti di presenza, quasi reliquie quotidiane lasciate lì, senza intenzione. Se avessero occhi, e magari anche voce, chissà che tipo di racconto restituirebbero a chi li attraversa. 

Magari parlerebbero con malinconia della donna seduta su una panchina, sola a fumare una sigaretta, aspettando un autobus che tarda ad arrivare di lunedì mattina a Bruxelles. Oppure, descriverebbero con tenerezza lo strano posizionamento della sua valigia blu, a cui dà le spalle, quasi a prenderne le distanze. O magari sorriderebbero con ironia del lieve sussulto del suo sguardo ogni volta che sente il rumore di un motore avvicinarsi, sperando che sia quello giusto.

Se gli spazi potessero filtrare ciò da ricordare, mi chiedo cosa sceglierebbero e secondo quale logica.  Forse tratterrebbero l’immagine di tre uomini di mezza età che attendono la metro di sabato sera a Rotterdam.  Mani in tasca e tre piumini di colori diversi, allineati senza accordo. Occhi di tanto in tanto rivolti al tabellone e un silenzio non riempito né forzato. Schiene contro un cartellone pubblicitario, gesti minimi, e un’attesa senza fretta. Uno tamburella le dita sulla gamba, un altro si scosta appena.

Chissà cosa resta allo spazio della somma dei loro gesti, e di tutte quelle presenze fugaci che lo abitano. Forse un’energia leggera, che persiste nell’aria, quasi invisibile. O forse un sorriso silenzioso, che si dissolve prima di essere colto.