Il diritto del gioco

Un bambino mentre gioca è in uno stato di meditazione poiché mente e corpo sono focalizzati al gioco. Sta lavorando per poter crescere e per allenare la sua creatività, ma ciò avviene solo se il gioco è libero, quando cioè, il bambino stesso, sceglie spontaneamente come giocare, in un ambiente adatto alla sua età, senza suggerimenti da parte degli adulti. E’ la stessa situazione dell’adulto immerso nelle sue passioni come la pittura o la lettura di un libro, solo che un bambino è così immerso in ciò che fa e si immedesima così tanto da parlare ad alta voce e ad attivare svariate espressioni del viso.

Il bambino mentre gioca è veramente se stesso, non ha difese, né preoccupazioni. Il gioco ha il potere di spogliare l’uomo, anche l’adulto, e di metterlo a nudo. Secondo Platone si può scoprire di più su una persona, in un’ora di gioco, che in un anno di conversazione. Il luogo più idoneo che facilita il gioco concentrato del bambino è quello naturale, può essere un bosco o la campagna, la spiaggia o la montagna, ma la sua concentrazione può essere raggiunta anche nella sua casa, nel giardino o sul terrazzo. All’aria aperta egli è più incline alla creazione, al rilassamento, al divertimento.

Gli adulti devono considerare sacro questo loro momento e creare un ambiente pacato, silenzioso, luminoso, devono attendere che abbiano concluso la loro attività oppure invitarli a terminare a breve il loro gioco con un tono di voce basso. E’ un segno di rispetto e di attenzione molto importante nei confronti del bambino, un insegnamento di vita che porteranno con loro. Spesso i bambini sono i maestri degli adulti, insegnano loro il rispetto, l’educazione e lo stupore per le piccole cose. Devono imparare da loro a giocare di più. Il bambino che non gioca non è un bambino, ma l’adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che ha dentro di sé, così ci insegna Pablo Neruda.