16 Settembre 2024

Irpinia, le terre del vuoto

Gli abitanti della città, gli habitué della folla costiera, i fedeli della ressa cittadina, i pazienti astanti fermi nelle chiassose file davanti alle pizzerie del sabato sera, non sono abituati al vuoto.

Lasciando la costa tirrenica meridionale con il suo caos di marine affollate di lidi, di villette a schiera, di edilizia speculativa, abbandonando la strada fondovalle, a scorrimento veloce che con i loro viadotti ingombrano e guastano le sponde di qualche fiume, si arriva sulle alture dell’Appennino interno. 

Qui l’occhio cittadino abituato solo alla folla costiera non vede altro che vuoto. L’Appennino è la terra del vuoto, la terra del lontano. Qui sono i paesi dove, come scrive il poeta Franco Arminio, “tutti sono partiti, specialmente chi è rimasto”. 

È cominciato da qualche anno un piccolo turismo delle zone interne. Ma sono ancora pochi quelli che si spingono su questi altopiani; pochi li percorrono senza essere disorientati dalle vaste solitudini di queste campagne spoglie, senza restare perplessi dalla lontananza di case e ville che sembrano affogate nel vuoto, o essere sorpresi dal panorama circolare che l’occhio può abbracciare senza incontrare ostacoli alla vista. Qui il declivio della montagna segna con suo scuro il chiaro del cielo. 

Gli abitanti della città, gli habitué della folla costiera, i fedeli della ressa cittadina, i pazienti astanti fermi nelle chiassose file davanti alle pizzerie del sabato sera, non sono abituati al vuoto. Arrivati magari per una gita domenicale nell’altopiano irpino, gli occhi di chi vive in città cercano subito istintivamente la fredda luce del neon di un bar, la familiare aggressione di colori del cartellone del supermarket. Ma sui colli dell’Appennino disabitato, nei paesi polvere che aspettano che l’ultima folata di vento li spazzi via, domina il vuoto. Ma il vuoto può essere anche l’idea di un altro modo di immaginare la vita e la sua consistenza. Dopo la mietitura, nei campi decine di dolmen di paglia, pietre rovesciate di sepolcri all’aperto, galassie d’erba a spirale nate dal fondo della terra di questo universo perduto punteggiano a tratti l’altopiano. Tutto l’Appennino resta in attesa che qualcosa accada a dare senso, ragione e destino al suo vuoto. Il futuro di queste terre resta ancora oscuro ed incerto.

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