16 Maggio 2024

C’era una volta la magia di un click

Oggi, tutti hanno scambiato le camere dei loro cellulari in macchine fotografiche.

La fotografia è l’arte di catturare istanti e renderli immortali. Una volta, questa disciplina, veniva espressa soltanto da pochi benestanti che potevano permetterselo. Oggi siamo un po’ tutti “fotografi allo sbaraglio” che, grazie ai vari smartphone in commercio, senza sforzi scattano migliaia e migliaia di foto, più o meno discutibili.

Ma sta accadendo qualcosa di impressionante, ma nessuno se ne rende conto.Tutti hanno scambiato le fotocamere dei loro cellulari in macchine fotografiche vere. Con abili campagne pubblicitarie i produttori di smartphone presentano le doti delle applicazioni digitali e degli obiettivi dei telefonini. Parlano di pixel, aggiungono stabilizzatori, citano l’alta definizione. Gli utenti leggono, provano, e ne sono felici. Le applicazioni digitali permettono di correggere, saturano i colori, aumentano persino la nitidezza. Quelle foto finiscono sui social, e finiscono su Instagram. Con i filtri. Con i colori saturi, con le ombre schiarite. Con goffi tentativi di post-produzione fotografica che assomiglia a certa chirurgia estetica. Quella nitidezza che persino la marca del rossetto riesci a leggere. E poi mari e fiumi densissimi, volti indimenticabili senza un filo di grana, o di rumore, come si dice oggi per la fotografia digitale.

Si vive un disastro culturale e concettuale per cui le foto non sono più normali, l’uso della post-produzione è una pacchianata gigantesca, la bellezza di una foto non sta più nella capacità imperfetta di riportare un punto di vista, e non è più in un movimento accennato, nella fatica di entrare nell’inquadratura con consapevolezza, ma è nel kitsch che ha la sua ragione: in un uso sommato di grandangoli estremi e di colori saturi.

Ma sono il colpo d’occhio, l’istinto, l’attimo, l’idea, gli elementi che non possono mancare se si vuole fare la differenza.

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