19 Settembre 2024

Lo scarabeo sacro

Il coleottero, nell’antico Egitto spesso veniva raffigurato con le ali aperte per simboleggiare, il processo di rigenerazione ed il cammino verso la consapevolezza e la conoscenza.

Tra aprile e maggio non è difficile notare degli affascinanti insetti dalla colorazione metallica, per lo più verde smeraldo che si aggirano tra un fiore e l’altro. Si tratta della Cetonia aurata, un buon impollinatore, ritenuto erroneamente da molti un parassita, specialmente dai coltivatori di piante ornamentali come le rose. È considerato un parassita perché, essendo voluminoso e un po’ goffo, per nutrirsi di nettare, involontariamente danneggia la parte esterna di quei fiori che hanno gli organi riproduttivi nella zona più interna e profonda.

Tuttavia, questo coleottero impacciato, non rappresenta un vero pericolo se non esclusivamente per l’estetica del fiore. Per di più, allo stadio larvale, svolge una funzione benefica, in quanto si nutre di sostanze organiche presenti nel terreno, che poi metabolizza in fertile humus utile alla crescita delle giovani piantine.

Il metodo più efficace, nel caso in cui si voglia salvaguardare l’aspetto dei fiori, è rimuovere manualmente la Cetonia aurata, allo stadio adulto, allontanandola ed evitando di ucciderla. È possibile farlo nelle prime ore del mattino, quando l’insetto è ancora intorpidito ed immobile, semplicemente prendendolo, meglio se muniti di guanti, e spostandolo in un luogo dove non procuri danni. Inoltre può accadere che, sentitosi minacciato, entri in tanatosi: arresta ogni movimento lasciandosi cadere per terra fingendosi morto, facilitando la pratica di rimozione.

Questo coleottero, che appartiene alla famiglia degli scarabeidi, come abbiamo visto, non è un parassita, anzi nell’antico Egitto era considerato sacro e spesso veniva raffigurato con le ali aperte per simboleggiare, in riferimento al suo ciclo vitale che parte dalla materia organica fino al volo, il processo di rigenerazione ed il cammino verso la consapevolezza e la conoscenza.

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