19 Settembre 2024

Le guardiane del mare

Il nostro territorio è stato fin dai tempi antichi al centro delle principali rotte del mediterraneo. Il nostro mare era un’antichissima autostrada su cui viaggiavano merci, conoscenza, ma anche feroci, sanguinari e avidi guerrieri: i Saraceni. Dal periodo bizantino, passando per il dominio dei Longobardi, dei Normanni, degli Svevi, degli Angioini, degli Aragonesi e dei vicerè spagnoli, gli abitanti della costiera dovettero difendere dagli attacchi. Da qui la necessità di proteggersi dal nemico che veniva da mare, costruendo torri di avvistamento e di difesa.

Il nostro territorio è stato fin dai tempi antichi al centro delle principali rotte del mediterraneo. Il nostro mare era un’antichissima autostrada su cui viaggiavano merci, conoscenza, ma anche feroci, sanguinari e avidi guerrieri: i Saraceni. Dal periodo bizantino, passando per il dominio dei Longobardi, dei Normanni, degli Svevi, degli Angioini, degli Aragonesi e dei vicerè spagnoli, gli abitanti della costiera dovettero difendere dagli attacchi. Da qui la necessità di proteggersi dal nemico che veniva da mare, costruendo torri di avvistamento e di difesa. Le prime testimonianze dei baluardi difensivi risalgono alla dominazione spagnola che decise di intraprendere una imponente impresa di fortificazione costiera, definita all’epoca “torreggiamento”. Quest’opera sontuosa, iniziò nonostante le difficoltà dovute alla conformazione del territorio. Rocce alte, frastagliate e piene di insenature. Le tradizionali forme delle torri, sono riconducibili a due tipi. Quella circolare, dette di avvistamento o semaforiche. Con lo scopo di avvertire la popolazione dell’imminente pericolo, attraverso segnali di fuoco di notte e con il fumo di giorno. Quella quadrata, di difesa, sorgevano vicino i centri abitati. Dotate di cannoni e “petrieri”(piccole catapulte). All’interno di ciascuna torre, venne collocato personale militare, che sapesse adoperare armi da fuoco. Furono scelti i caporali dell’esercito che divennero “castellani”. La vita all’interno della torre era piena di disagi a causa dello spazio angusto, nell’unico piano abitativo, vi erano pagliericci, sgabelli, un tavolo, una cassapanca e un focolare, utilizzato per riscaldare e per cucinare. Un cavedio consentiva di attingere l’acqua da una cisterna sottostante. Dopo il 1800 terminò la dominazione spagnola e con la essa la fine delle torri. Successivamente, nel 1866, con decreto emesso da Vittorio Emanuele II, ne fu decisa la dismissione e la vendita all’asta. Oggi, percorrendo la statale amalfitana, nel tratto da Vietri a Positano, si possono ammirare numerose torri di difesa e di avvistamento. Alcune sono diroccate, altre sono diventate alberghi, case, ristoranti, altre ancora si ergono solitarie come nobili in esilio.

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