29 Aprile 2024

Da un paio di mesi a questa parte, io e il mio coinquilino abbiamo iniziato a comunicare in un modo che a molti risulta estremamente fastidioso, ma che a noi fa ridere un sacco. Si tratta di un italiano dall’accento britannico, nato come parodia dell’inglese che parliamo tutti i giorni, arricchito da sfumature dialettali che probabilmente non sono neanche esatte. 

È successo per caso: un giorno abbiamo deciso di comune accordo che questo modo di parlare era stupidamente divertente, e poco dopo era parte integrante di molte delle nostre conversazioni.

A dir la verità, l’inventore, o meglio, il CEO, è lui, ma nel marketing di tale proto-lingua io ho avuto un ruolo importante, impegnandomi con perseveranza affinché potesse essere esportata dalle mura di casa nostra.

Nonostante lo scetticismo iniziale, nell’arco di un mese le nostre espressioni più ricorrenti e riconoscibili hanno iniziato a circolare fra i nostri connazionali fuorisede, fino a raggiungere anche una piccola frazione della comunità internazionale. Tra le parole che hanno avuto più successo figura la surprisa, che l’istinto induce naturalmente a interpretare come un anglicismo italianizzante per sorpresa. Ma la surprisa non va intesa come una normale sorpresa.

La tradizione della surprisa allude ad un regalo o un favore che può essere sia spontaneo sia espressamente commissionato ad un’altra persona, a patto che le si lasci libertà di scegliere le modalità di realizzazione di tale gesto. Tuttavia c’è di più, surprisa è anche sinonimo di dispetto, di quelli che oscillano tra l’affettuoso e l’irritante. Insomma, un termine che si addice al coinquilinaggio, o a qualsiasi rapporto molto ravvicinato. Noi lo definiamo un vocabolo versatile, buffo e necessario. 

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