16 Settembre 2024

Da quando il sole ha smesso di essere un miraggio, diventando qualcosa di quasi quotidiano, mi diverto ad osservare di sfuggita chi è seduto nello spiazzo del mio bar preferito qui ad Utrecht, che a dir la verità ha il perimetro di mezzo marciapiede, nel senso più letterale del termine. È da un paio di giorni che vedo alternarsi nello stesso esatto punto, più precisamente al tavolino di legno all’estrema destra, coppie, o meglio, persone a cui io attribuisco un’intesa romantica. Sarà per la sospetta vicinanza, o per le brevi interazioni del loro linguaggio corporeo in cui riesco a curiosare durante il lungo minuto che impiego a pedalare lungo la strada della mia caffetteria del cuore. 

Forse spesso mi sbaglio, ma è comunque piacevole permettermi di sbirciare nella vita degli altri e assistere a spezzoni di storie che probabilmente mai conoscerò, e che mi rallegra interpretare come voglio. Per me, dunque, quello è il tavolino degli innamorati, anche se è possibile che innamorati non vi ci siano mai seduti. E ogni mattina che mi ricorda che la primavera è sempre più vicina, rivolgo, nel pieno della mia pedalata, per poco più di un paio di secondi, lo sguardo verso quell’angolo di marciapiede all’estrema destra, innamorandomi sempre di più di tutte le cose che non posso sapere. 

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