16 Settembre 2024

Ci sono poche cose che mi fanno sentire così bene come quando mi preparo prima di una serata, con i trucchi sparsi sulla scrivania e lo specchio macchiato di mascara, i vestiti sul letto e l’armadio in disordine. Credo ci sia un che di terapeutico nella sequenza di procedimenti che attentamente porto a compimento per farmi bella per uscire, con i capelli semiraccolti e la matita messa nel mio modo usuale. Scegliere la borsa che mi piace di più, piuttosto che quella più capiente, e riempirla solo con portafogli e chiavi di casa mi rasserena. E mettermi frettolosamente le scarpe, consapevole di essere già in ritardo, mi dà un senso di allegra tranquillità, come se annodare i lacci in modo sbrigativo, anticipando la precarietà di tale condizione, fosse una firma, un’attestazione della mia frenetica personalità.

Per un attimo la mia stanza appare improvvisamente più calda e accogliente, facendomi sempre dubitare se sia effettivamente il caso di lasciarla e pedalare al freddo. A quest’esitazione si accodano poi anche il rossetto rosso che puntualmente impiego un’eternità a trovare e un paio di ricci che si sottraggono alla stretta lenta del mio elastico. Tra un imprevisto messo in conto e l’altro, va a finire che alla fine mi infilo la giacca e mi avvolgo attorno al collo la prima sciarpa che riesco a scorgere nella confusione che regna sul mio appendino. E così, esco sentendomi la versione più carina di me, quella che curo in un modo così personale da esserne quasi gelosa. Non so se sia vanità, ma la consapevolezza che vi sia una successione di piccole pratiche dietro all’immagine che sono felice di proiettare mi trasmette sicurezza, una sensazione a cui non sono molto abituata. Ne faccio una questione di stato d’animo e benessere interiore, che è forse tutto ciò entro cui la bellezza risiede. 

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