16 Settembre 2024

Nel pieno dei miei vent’anni sto forse imparando a dare un’identità all’insicurezza, che spesso coincide proprio con la mia. Ed io lo accetto, sistemandomi la frangia e abbozzando qualche smorfia sincera. Mi sforzo di mascherare questa strana fragilità con collane che mi piacciono davvero e anelli che fanno sembrare le mie mani particolarmente curate. Con qualche battuta autoironica e con i capelli semiraccolti che lasciano intravedere orecchini dalle forme particolari. Con qualche tipo di diversivo che, in un modo o nell’altro, distrae lo sguardo altrui nella speranza che si concentri su quei dettagli. So che non sono l’unica, e, a dir la verità, è piuttosto rassicurante pensare che chi ho intorno nasconda a propria volta il suo sentirsi sbagliato. Tuttavia lo fa con strategie che a me appaiono come ordinaria normalità, come fluissero in modo semplice e spontaneo in quella che è la nostra realtà condivisa. Qualsiasi espediente degli altri ai miei occhi sembra funzionare perfettamente, rimarcando ulteriormente il mio maldestro modo di essere. Ciò a tratti mi strappa un tenero sorriso, a tratti mi fa sentire goffamente speciale, e a alle volte mi si annoda alla gola e al petto. Stretto e opprimente, tale senso di inadeguatezza rispetto ad una dimensione a cui spesso non ho nemmeno il desiderio di appartenere si trasforma in una spirale di pensieri continua e inesauribile che mi fa ardentemente desiderare di poter spegnere il cervello e respirare leggerezza a pieni polmoni. Invece mi tocco i capelli e sistemo le estremità leggermente stropicciate del mio maglioncino. 

Sono sulla via lunga e stretta davanti alla biblioteca, dove da quasi due anni a questa parte trascorro parte delle mie settimane, e, nel viavai di studenti indaffarati, oggi mi sento più fuori luogo del solito.

Solo alla fine del mio secondo inverno olandese, però, ho finalmente imparato a cogliere anche l’insicurezza di chi mi circonda, che si manifesta in modi che mi sembrano tanto sottili. Questa strada è piena di persone che vorrei tanto si vedessero con gli occhi con cui le osservo io, colmi di stupore e bellezza. A mia volta anche io vorrei guardarmi prendendo in prestito lo sguardo delicato di un altro, e apprezzarmi con la stessa disinvoltura con cui filtro l’essenza di chiunque mi circondi. Siamo tutti così goffamente umani.

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