19 Settembre 2024

Stasera ero a cena con alcune delle persone con cui mi sento più a mio agio e, tra insalate e straccetti di carne vegana, ci siamo ritrovati a parlare di cotte. Era da un po’ che non mi capitava di parlare di amore in modo così ingenuo e leggero, con fare autoironico e senza prendermi sul serio. Credo ne avessimo in realtà tutti un gran bisogno, come se ci fosse un’esigenza tacita e condivisa di riassociare i sentimenti ad una dimensione di spensieratezza e divertimento, e forse anche di ingenuità. 

Ridendo di delusioni e costruendo scenari ipotetici, ci siamo lasciati andare ad una rappresentazione  di dolcezza semplice e innocente, una di quelle che riempie lo spirito di allegria e candida felicità. Seduti sul pavimento di una camera da letto, fra calici di vino semivuoti e piatti su cui erano rimasti solo i pochi chicchi di quinoa sfuggiti alle nostre quattro forchette, una storia tirava l’altra, senza imbarazzo di alcun tipo. Ho avvertito il tempo fermarsi per permettere a tutto il resto di ricordarmi la delicatezza e l’entusiasmo dell’avere un animo romantico, che alla fine dei conti è un po’ come concedersi di sognare ad occhi aperti permeando la realtà della forma più tenera di intensità che riesco ad intendere.

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