16 Settembre 2024

Ogni volta che varco la soglia di Drift, la biblioteca universitaria di Utrecht, provo lo stesso senso di familiare disagio. Senza neanche aver superato il corridoio d’ingresso, mi chiedo come sia possibile che così tanta gente indossi jeans avvitati o outfit estremamente elaborati in un pomeriggio di studio qualunque. Mi rifiuto di credere che possano star comodi comunque.

Tuttavia, per quanto assurdo tutto ciò mi sembri, capita per un attimo che mi senta fuori posto, interrogandomi sul perché non abbia partecipato anch’io alla sfilata di moda. I molteplici strati di vestiti che nascondo sotto pantaloni larghi e sciarpe colorate mi ricordano poi che il mio abbigliamento non è davvero fuori luogo, perché mi rispecchia. Mi rappresenta così come le righe colorate rappresentano il ragazzo che mi siede accanto, o le calze viola la signora che lavora in caffetteria. Come gli orecchini a cerchio donano al ragazzo al tavolo di fronte, o l’enorme paio di cuffie argentate donano alla ragazza che appoggiata con disinvoltura alla finestra che dà sulla strada.

Giunta alla fine del corridoio, il disagio si trasforma dunque in tenerezza, e forse anche curiosità, verso tutta l’eccentricità che ho attorno. E non è una questione di vestiti.
Capisco di essere perfettamente fuori posto come tutti gli altri, e ciò mi fa sorridere per un po’.

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