16 Settembre 2024

Utrecht, 2pm – Nostalgia di casa

È domenica mattina, la portafinestra del soggiorno è spalancata e non mi meraviglio che il cielo sia azzurro. Un raggio di sole riscalda il divano e rivela qualche acaro di polvere sfuggito al panno giallo limone. Il pavimento è come sempre freddo, ma io continuo a non mettere le pantofole. Trovo che ci sia un qualcosa di profondamente intimo nel camminare scalza, come se rappresentasse un contatto fisico con la spensieratezza.

Dalla cucina si diffonde odore di caffè misto a marmellata di albicocche. Sul tavolo c’è un pacco quasi vuoto di fette biscottate, qualcuno deve aver mangiato le ultime intatte e scartato le briciole. Il cesto della frutta è semivuoto, restano due mele e un kiwi molto piccolo.
Il papiro cinese in salotto è leggermente inclinato a destra, coperto in parte da tende bianche. L’aria che entra dalle finestre spalancate crea corrente e fa sbattere la porta del bagno. È tutto così familiarmente normale.

Chissà se si può mancare alla propria casa, se lo spazio riesce a percepire un’assenza.
Vorrei sapere se il corridoio d’ingresso si è disabituato ad essere calpestato a notte fonda, se il letto ha dimenticato come riscaldare dei piedi perennemente freddi, se lo specchio ripensa mai con tenerezza alle espressioni buffe che faccio quando mi trucco o quando non mi piaccio. Se il frigo desidera vasetti di yogurt greco in uno dei suoi tre cassetti, se la scrivania è stanca di essere ordinata, o se la porta d’ingresso si annoia senza qualcuno che sbagli sempre il lato verso cui girare la chiave. Se l’angolo di balcone che affaccia sull’albero di fico stia aspettando la bella stagione. Vorrei tanto sapere se si ricorda cosa mangio a colazione, che non completo mai cruciverba, o che i silenzi non ho sempre bisogno di colmarli davvero. Mi manca una casa che sia casa e non casa mia.

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