16 Settembre 2024

Ho una gengiva aperta e un dente del giudizio troppo problematico. L’effetto dell’anestesia di ieri avrei voluto durasse più a lungo, mentre ora sono costretta a trovare sollievo in cubetti di ghiaccio e gelato alla frutta. Tutto sommato va meglio del previsto: il dolore è quasi sopportabile e l’idea di ingerire solo cose fredde non mi dispiace così tanto. D’altra parte, non riesco a parlare, o meglio, evito di parlare per poterlo fare senza provare dolore il prima possibile. Ieri dovevo andare al mare, ma credo che raggiungerò gli altri domani. Pertanto, devo stare bene in fretta. Nessuno è mai morto per un giorno di silenzio.
È una sensazione parecchio nuova per me, sono abituata a colmare il tempo con le parole, come se volessi costantemente prevenire qualche forma di potenziale disagio. Il non poterlo fare, anche se per poco, è strano. Allora mi isolo nella cameretta che da mesi a questa parte non sento più davvero mia e provo a distrarmi, nella speranza che nessuno entri. Non mi piace condividere lo spazio con persone con cui non posso parlare, è difficile. Ringrazio di non essere nata muta. Ma anche stare da sola è complicato.

La mia testa è troppo impegnata a pensare a come stare bene il più velocemente possibile per trovare una risposta. E non è una questione di denti.

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