Contagiati dalla magia
In un mondo dove tutto arriva in ritardo, anzi, a volte, non arriva proprio, quest’anno assistiamo ad una nuova smania, quella di anticipare al mese di novembre l’addobbo dell’albero di Natale. Seguendo questa tendenza, fra qualche anno sull’albero ci attaccheremo le uova di Pasqua invece delle palline. Ma c’è una ragione: farlo in anticipo ci rende più felici. Lo dice la scienza. In barba alla tradizione, con le sue note motivazioni, che vuole che l’albero di Natale venga addobbato l’8 dicembre, ci rimettiamo alla teoria di Steve McKeow – psicologo di fama internazionale – secondo il quale, tutti noi, fagocitati da stress, ansia, prede di emozioni negative, associamo ciò che è correlato al Natale alla felicità, evocando sentimenti di bontà, caratteristici della nostra infanzia. Fare l’albero in anticipo, se la nostra interpretazione alla teoria è corretta, risveglia il bambino che è in noi. Ergo, prima ce ne occuperemo, prima saremo più buoni. In effetti, alla luce di tutto quanto di brutto succede nel mondo, e nel nostro micromondo, noi diremmo che le luci, le decorazioni, gli addobbi, quale modo per tornare bambini, e quindi, esseri migliori, debbano essere installate permanentemente – non in anticipo – visto che il loro effetto non si esaurisce. Così dice la scienza! Ma non è tutto. Secondo altre teorie, addobbare l’albero è “un metodo di compensazione”: possiamo colmare i nostri vuoti addobbando le nostre case e facendo l’albero. Seguendo sempre la scienza, “ci chiediamo“, ma allora l’albero di Natale, per i non risolti , e se ne vedono, ahinoi, converrebbe montarlo, smontarlo e rimontarlo un paio di volte alla settimana?”
Noi non abbiamo rispolverato ancora nessun albero dalla soffitta, felici delle nostre tradizioni, aspetteremo il giorno dell’Immacolata Concezione per addobbare il nostro albero di Natale. Nel frattempo, allegramente, per qualche campo di collina, con un po’ di vento vero impigliato tra i rami, un albero, col suo profumo e i suoi colori, ci rende già felici.
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