16 Settembre 2024

Cuori empatici

Sanno essere grandi amici, possiedono il dono dell’ascolto, motivano e valorizzano gli altri ma purtroppo non se stessi.

Ci sono persone che piangono per poco, ridono spesso, si arrabbiano all’improvviso, si illuminano per cose che agli altri sembrano sciocchezze, colgono dettagli che passano inosservati ai più. Si emozionano davanti ad un panorama, ad un gesto gentile, sono creative, intuitive, fantasiose, così come reagiscono in modo particolare al caos, al rumore, al disordine e all’eccessiva luce. Tutte cose che generano in esse ansia e paura. 

Si tratta delle persone sensibili che, spesso appaiono timide ma, “rotto il ghiaccio”, amano stare in compagnia. Nel 1986 la psicologa americana Aron definì queste persone altamente sensibili, Pas, cioè più sensibili delle altre agli stimoli interni ed esterni.

È stato scientificamente provato che c’è un maggiore flusso di sangue nelle aree del cervello coinvolte con le emozioni nelle Pas e, quindi, esse rispondono maggiormente agli impulsi delle emozioni legate alle situazioni. Dallo studio di una risonanza magnetica si è evidenziata, inoltre, un’intensa e continua attività dei neuroni specchio, che si attivano sia quando si compie un’azione sia quando si osserva un’azione. Una Pas, quindi, ha la capacità di capire e sentire in modo più profondo. Esse rappresentano il 15% della popolazione, si trovano bene nel loro ambiente e possiedono alti livelli di reattività emotiva. Oggi, essere sensibili è difficile, per cui, chi ha un animo sensibile, facilmente può cadere in depressione, sentirsi incompreso e giudicato, perché sente ciò che non sentono gli altri, di conseguenza si isola. 

Infine, queste persone sanno essere grandi amici, possiedono il dono dell’ascolto, motivano e valorizzano gli altri ma non se stessi, cadendo così nella trappola della bassa autostima, facendo vivere esperienze intense da cui trarre energie. Questa ipersensibilità non è facile da gestire in un mondo veloce e superficiale, ma bisogna usare delle strategie per regolare l’emotività. Si dice che la sensibilità è una condanna, ma è proprio la sensibilità che consente di cogliere migliaia di sfumature di colori, in un mondo in bianco e nero.

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