16 Settembre 2024

Il Vulcano non è più buono

Il Centro commerciale per anni ha rappresentato per la Regione un’opera unica dal punto di vista dell’impatto ambientale, paesaggistico e occupazionale.

È da tempo che si parla di crisi dei centri commerciali. Cattedrali nel deserto abbandonate anzitempo dopo un breve periodo di attività. Anche il “Vulcano Buono” di Nola, progettato dall’architetto Renzo Piano e promosso e realizzato da Interporto Campano Spa e da Gallerie Commerciali Italia Spa, inaugurato nel 2007, oggi versa in condizioni semi-abbandono. Per anni ha rappresentato per la Regione un’opera unica anche dal punto di vista dell’impatto ambientale e paesaggistico. Era il più grande Centro servizi d’Italia occupazionale; nella struttura infatti lavoravano oltre 1.700 nuovi dipendenti, di cui 380 all’interno dell’ipermercato. A questi dipendenti si aggiungono i posti di lavoro nascenti dall’indotto e dalle attività di servizio al Centro. Un super luogo di autore, che si avvia verso una lenta agonia.

Le principali cause, di certo, sono legate alla crisi economica internazionale, i costi di locazione molto alti e gli anni pandemici che hanno sviluppato in maniera esponenziale l’e-commerce; tutto ha contribuito a rendere “silenziosi” questi luoghi che fino a poco tempo fa, erano spazi di caos frenetici e oggi destinati alla chiusura totale. 

Cosa si potrebbe fare per evitare tutto questo? Come si potranno recuperare tutte le strutture abbandonate? Un’idea potrebbe essere donarli in comodato d’uso alle associazioni per attività socio culturali; dare la possibilità alle onlus di organizzare dei corsi formativi per i giovani in cerca di prima occupazione invogliando lo sviluppo dei mestieri in via di estinzione… certo, sono strutture private, perché dovrebbero concederle alle associazioni? 

Lo Stato potrebbe incentivare la proprietà, con sgravi fiscali e agevolazioni sui costi di abbattimento (per alcuni sarebbe già il caso di farlo, viste le condizioni di degrado in cui versano) e andare in pareggio con i conti. Dalle nuove attività, potrebbero esserci degli introiti, da reinvestire nella sicurezza e nel recupero delle strutture riutilizzabili… sempre meglio che lasciarli marcire abbandonati al loro destino. Un pensierino, forse, lo farei…

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