16 Settembre 2024

Una primavera strategica

Le piante fioriscono troppo presto o troppo tardi rispetto alla fine del periodo di quiescenza dei bombi, si trovano così a fronteggiare carenza di polline quando ne hanno più necessità.

La primavera è tornata, le temperature aumentano e la natura pian piano ritorna a sbocciare con l’aiuto di impollinatori come le api e i loro parenti pelosi meno conosciuti: i bombi. 

Quest’ultimi oltre a diffondere grandi quantità di polline svolgono un’altra attività molto importante, ossia mordicchiano le foglie delle piante per farle fiorire prima, incrementando così la disponibilità locale. Le loro azioni sono fondamentali per l’agricoltura ed essenziali per il fabbisogno alimentare umano.

Con l’inizio della primavera questi impollinatori hanno un urgente bisogno di polline sia per nutrirsi che per nutrire le larve delle loro nuove colonie estive. 

Al giorno d’oggi, purtroppo, il loro sostentamento è minacciato dai cambiamenti climatici e dal riscaldamento globale, infatti capita che fioriture e impollinatori non siano ben sincronizzati: le piante fioriscono troppo presto o troppo tardi rispetto alla fine del periodo di quiescenza dei bombi, che si trovano così a fronteggiare carenza di polline quando ne hanno più necessità. Per sopperire a questa esigenza, come ha dimostrato uno studio svoltosi in più fasi tra il 2018 e il 2019 da un team di ricercatori del ETH di Zurigo, essi riescono ad anticipare la fioritura di una pianta fino a 30 giorni prima semplicemente lesionandone le foglie. Accelerare la produzione dei fiori è una strategia di adattamento in grado di riequilibrare il consueto legame simbiotico che tutti gli impollinatori hanno con le piante, nonché un esempio di resilienza in un ambiente sempre più ostico.

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