Sull’uscio della vita

Una donna anziana di un paese qualsiasi dell’Appennino siede sull’uscio. In limine. La donna qui è sempre liminare. Presidia il confine tra due mondi: il mondo di dentro, dietro le vetrine della casa, e il mondo di fuori. Alle spalle, dietro i vetri chiusi, la casa ed il suo dolore o la sua felicità. Qui la donna, come vestale sacra, ha retto per tutta la vita lo spazio intimo del dentro, il mondo dalle mille invisibili fila da tirare ogni giorno per tessere la tela della vita altrui, con le nascite e le morti, le feste e le malattie, il cibo e la preghiera; fuori, il mondo degli altri, il mondo che bisogna affrontare, da cui bisogna difendersi o che bisogna aggredire, per vivere e per sopravvivere.

L’anziana donna dell’Appennino siede in limine, le braccia conserte come a rinsaldare sé stessa, ad inverare e confermare la saldezza del proprio vissuto, ad affermare la sacralità di ogni gesto minuto del mondo di dentro, della vita di ogni giorno, che ha trasudato fatica e pazienza, tenacia e sopportazione, ostinazione e costanza. Ogni moto di questi palpiti quotidiani è scritto nelle rughe del viso e delle braccia, nella piega delle mani, nel ghigno duro della bocca.

Ma mai la stanchezza si è fatta disperazione o rifiuto. Nei capelli raccolti, nello scialle posato sulla schiena ritta, si raccoglie la dignità della persona, si legge la fermezza dell’animo che non ha rinunciato alla vita, alla sua durezza, la forza di chi è rimasto vivo soltanto per essere fedele alla vita.

Gli occhi guardano il mondo di fuori senza vederlo. Lo sguardo si perde oltre. Qualcuno passerà davanti alla donna nella via divisa dalla linea dell’ombra e da quella del sole. Qualcuno tirerà diritto. Qualcuno accennerà un saluto distratto. Ma ciascuno, guardando per un istante la donna sull’uscio, sentirà in un veloce indecifrabile sussulto dell’animo quanta fatica sia costata alla donna essere fedele alla vita.

©Anna Giordano 2023 | www.lafotonotizia.it