19 Settembre 2024

La polveriera dimenticata

A poche centinaia di metri dalla foce del fiume Irno sorge il “Forte La Carnale”, costruito intorno alla metà del quindicesimo secolo dall’imprenditore Andrea Di Gaeta di Coperchia. Originariamente sorgeva direttamente sul mare e fu costruito, con le “Torri costiere” di Angellara, Torrione e Vietri, come sistema difensivo dalle feroci incursioni saracene. Esso appartiene al tipo di torri dette “cavallarie”, da cui partivano uomini a cavallo per avvertire la popolazione in caso di attacco dal mare.

A poche centinaia di metri dalla foce del fiume Irno sorge il “Forte La Carnale”, costruito intorno alla metà del quindicesimo secolo dall’imprenditore Andrea Di Gaeta di Coperchia. Originariamente sorgeva direttamente sul mare e fu costruito, con le “Torri costiere” di Angellara, Torrione e Vietri, come sistema difensivo dalle feroci incursioni saracene. Esso appartiene al tipo di torri dette “cavallarie”, da cui partivano uomini a cavallo per avvertire la popolazione in caso di attacco dal mare.

La fortezza deve il suo nome ad una storica battaglia avvenuta nell’ 872 tra Longobardi e Saraceni. Si racconto che mentre i Saraceni erano intenti nel preparare l’attacco alle mura della città, i Longobardi aprirono le porte e anticiparono il nemico incredulo. La battaglia fu cruenta. Fu una strage e il luogo diventò “una Carnale” (carnaio). Questa struttura è conosciuta anche come “la Polveriera” poiché nell’Ottocento era adibito dai Borboni a deposito militare di munizioni. La roccaforte nel Seicento fu anche teatro della strenua difesa di Salerno da parte del cosiddetto “Masaniello salernitano”, Ippolito di Pastina, ribellatosi contro i soprusi degli Spagnoli. Successivamente il forte nel 1764 raccolse i morti dovuti alla terribile carestia di quell’anno, e nel 1828, l’edificio divenne una munita fortezza borbonica, e se ne servì come osservatorio di manovre militari Francesco I. Dopo l’Unità d’Italia e fino al 1924 fu adibito a deposito di munizioni. Nella seconda guerra mondiale fu rinforzato con “bunker” e subì molti danni durante lo sbarco di Salerno nel settembre 1943.

L’area della Carnale è stata sottoposto a varie azioni di riqualificazione. Negli anni Novanta il fortino rientrò negli itinerari storico-culturali poi a distanza di dieci/quindici anni la struttura è stata teatro di attività di intrattenimento e ristorazione utilizzando le sale interne e lo stupendo terrazzo sul Golfo di Salerno che abbraccia le due costiere; ma tutte iniziative circoscritte al periodo estivo, che lasciavano l’intero luogo non visitabile durante i mesi invernali.Dopo questa parentesi negli ultimi anni “La Carnale” risulta inutilizzata.

È incredibile che un monumento simbolo della città, in preda di erbacce e degrado, non sia vissuto dalla cittadinanza e principalmente dai turisti, escluso, com’è, da tutti gli itinerari storici. Allo stato attuale è necessario un recupero totale della struttura storica, per trasformarla in luogo polifunzionale. La grave crisi economica, successiva alla diffusione della pandemia, potrebbe essere combattuta anche attraverso tale recupero dando un forte rilancio turistico alla città. Confidiamo nella Regione e nell’Amministrazione Comunale per ridare luce alla fortezza simbolo della storia di Salerno.

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