8 Novembre 2024

Presentato alla “Festa del Cinema” di Roma, «Berlinguer – La grande ambizione» di Andrea Segre è, assieme al recente «Partenope» di Paolo Sorrentino, il film rivelazione che il cinema italiano stava attendendo.
Dopo aver impersonato quattro anni prima il pittore Antonio Ligabue nel film «Volevo nascondermi» e aver vestito i panni del latitante Matteo Messina Denaro nel recentissimo «Iddu», Elio Germano interpreta uno dei più importanti segretari della sinistra italiana, Enrico Berlinguer, nel periodo che va dal 1973 al 1978. Scampato da un attentato organizzato dai servizi segreti bulgari, Berlinguer decide di distaccarsi con il Partito Comunista Italiano dalla linea del blocco sovietico nella quale vigeva la linea politica di Leonid Breznev e al contempo inizia un dialogo con la DC guidata da Giulio Andreotti e da Aldo Moro, nella famosa fase del “Compromesso storico”, cercando di cambiare la storia, passando per i risultati delle Elezioni politiche del 1976 nella quale il PCI raggiunse un risultato storico, fino al rapimento e all’assassinio di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse.
Diversamente dal documentario di Walter Veltroni «Quando c’era Berlinguer», il film di Segre restituisce allo spettatore emozioni di anni in cui la sinistra in Italia aveva dei dogmi, un’etica e che sapeva dialogare e scontrarsi, sul piano dialettico, con gli avversari, diversamente dalla politica attuale sempre più egocentrica e vanitosa all’ennesima potenza; Segre mette in mostra un Berlinguer non politico, bensì umano, perché non c’è solo il Berlinguer militante, ma anche Enrico, padre di famiglia, figlio di Mario, avvocato e giornalista antifascista di origine sassarese.
In «Berlinguer – La grande ambizione», visibile in tutte le sale cinematografiche, c’è una frase che racchiude l’essenza della visione politica berlingueriana a favore dei giovani, troppo spesso dimenticati, a cui teneva moltissimo: “Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c’è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull’ingiustizia.”

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