18 Ottobre 2024

L’appartenenza sai, non è come il vento

 “Abbiamo capito cosa c’è dietro di noi”, sono le parole piene di carica emotiva che accompagnano la commozione del Gasp, come oramai è conosciuto ai più il tecnico dell’Atalanta, pronunciate e rotte dalla emozione traboccante che ha interrotto il suo discorso durante la celebrazione in Comune per il riconoscimento della onorificenza dal Comune di Bergamo per la vittoria in Europa League. Se la metafora aggregante, il tifo cittadino e non, potesse rivolgersi e parlare al proprietario della Salernitana siamo sicuri che gradirebbe che quelle stesse parole fossero fatte proprie, in aggiunta alle scuse declamate in settimana. Risuonerebbero come una chiosa della parola appartenenza, cara alla torcida granata e lanciata due settimane orsono. Appartenenza che fa la sua comparsa ulteriore nelle parole successive del Gasp, contagiose, a voler rimarcare l’orgoglio di chi veste il colore che una città porta in giro quando invitando i suoi giocatori a guardare che cosa ci sia dietro di loro gli ricorda che correre dietro ad un pallone e’ ben oltre, vuol dire sentirsi addosso un legame e un senso di appartenenza, “che mi faccio carico di trasmettere a giocatori che vengono da altri Paesi e altre culture”. L’affaire Dia in tutto il suo sorprendente e disarmante sguardo proteso in avanti ha ben conosciuto il peso di queste parole (Sic!). Che qualcuno evidentemente non ha saputo trasmettere ovvero non ci è riuscito. Perché non c’è solo chi non ha ascoltato. Bisognerebbe ri-partire da qui, dalla comprensione del peso di un attaccamento, di una religione che non ammette altri dei, pronta a rilanciare per accogliere altri fedeli e diffondere il verbo dell’appartenere. Senza se e senza ma. Per non lasciare i tifosi, gli appassionati, a cibarsi di scuse necessarie, ma intenti a riprendere un vecchio giochino e sfogliare la margherita “M’ama Non M’ama”. Ben sapendo che per quanto avvolti dalle parole, dalle promesse, i fatti saranno li’ pronti a mettersi di traverso per fare il loro mestiere, perché come raccomanda lo stesso Presidente “bisogna fare più fatti che chiacchiere al vento”.

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