29 Aprile 2024

Il mondo, le società umane hanno sempre bisogno di rituali, pratiche collettive, in cui si invera e si rinnova il senso della vita, il rapporto con alcune verità di fondo che diano una cornice di senso ai giorni dei singoli individui. 

In passato era il sacro nelle sue varie dimensioni e forme che creava i riti periodici in cui le famiglie, i gruppi, le comitive di fedeli, si ritrovavano a condividere le verità più o meno difficili della fede, della solidarietà, della morale comune. Le domeniche famiglie, gruppi di parenti ed amici, si recavano ai grandi santuari della fede. Partivano dai paesi vicini alla volta di Montevergine, Pagani, Materdomini, giusto per citarne qualcuno. Si partiva con qualche fiasco di vino, qualche pezzo di pane in tasca, il rosario al collo, lo scapolare della devozione sotto la camicia. I canti e le preghiere ritmavano il passo di tutti, i piccoli aggrappati alle vesti delle madri, i vecchi sorretti dai figli e dai nipoti. Si ritornava a sera con qualche filo di castagne secche e l’anima rasserenata dal rito. 

Oggi questo scenario ce lo raccontano solo le foto in bianco e nero. Ai santuari però ancora ci si reca la domenica, solo che sono santuari laici che nulla hanno a che fare con la fede, la religione, il sacro. Sono i nuovi santuari delle merci: i megastore, gli outlet, i centri commerciali. È qui che oggi, la domenica, si recano in pellegrinaggio le famiglie a celebrare il rito dell’ammirazione devota dei prodotti, secondo il culto del capitalismo avanzato del terzo millennio. In questi nuovi santuari che sono i non-luoghi per eccellenza del mondo moderno, la social democrazia del design e della moda, i luoghi dove tutto è sempre fungibile, dove le anime si reificano e non si santificano, le famiglie celebrano il moderno rito periodico della mercificazione in cui ci si salva: una ciotolina, una camicia, un inutile gadget da portare a casa per sentire di aver inverato il mondo decantato dalle pubblicità. Un rito che non garantisce la salvezza eterna, ma che promette una certa illusoria felicità, almeno fino al prossimo pellegrinaggio e al prossimo acquisto.

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