Il dramma degli invisibili
Iniziato il caldo della bella stagione. I messaggi sugli smartphone delle nuove collezioni primaverili. Dovrebbe essere tepore, invece è già abbastanza caldo. E allora, di fretta e furia, a fare qualche acquisto per alleggerirci..
Giallo, arancione, verde. Ecco, beige, quel giubbotto beige va su tutto! E così via…
Li guardiamo, ce ne accorgiamo e ci chiediamo (ce lo siamo sempre chiesti), con questo caldo, come fanno ad indossare quei vestiti così pesanti? Ma non soffrono il caldo? È vero, non fa caldissimo, ma ancora giubbotto e cappellino di lana, come farà?
Visibili a noi tutti, noi dalla pelle così sensibile, ma assolutamente invisibili nella misura in cui non sappiamo rispondere a queste banali domande.
Da rilevazione Istat, nell’ultimo decennio, nella bella Italia, i senza fissa dimora sono aumentati da 125mila a 500mila. Numeri ovviamente arrotondati per difetto!
Molteplici le iniziative da parte delle associazioni del settore, ma non risolutive – certamente non è facile data l’eterogeneità motivazionale di un mondo mai sufficientemente attenzionato dalle istituzioni – piccoli interventi che non riescono ad arginare il problema alla base, in mancanza di politiche sociali frutto di serie progettazioni.
Un tema, quello dei senza fissa dimora, che i grandi numeri indicano in circa 100milioni di persone nel mondo. Drammi umani consumati per strada, vite spezzate o mai vissute, nell’indifferenza generale. Non è forse anche questa una guerra…quella dei 500mila invisibili nel nostro Paese.
Sconfiggere la povertà non è un atto di carità, è un atto di giustizia, sosteneva Nelson Mandela. Questa è l’unica guerra che dovremmo combattere! E allora,
non chiamiamoli clochard, barboni, senzatetto. Chiamiamoli vittime dell’ingiustizia, soprattutto perché – per rispondere alla domanda di cui sopra – indosseranno capi di lana, e non cachemire, anche d’estate, in quanto il freddo, loro, lo portano nell’anima. E noi lo abbiamo ben compreso.
©Vittoria Di Giacomo 2024 | lafotonotizia.it