27 Aprile 2024

Autori Vari dall’Archivio di libri d’artista di Antonio Baglivo

Il Dado come oggetto di attesa e di scoperta, di sorpresa e delirio. Nel lancio dei dadi, nella “rotazione” casuale, si nasconde la vera funzione del gioco chiamato a decretare la vincita o la perdita di ciascuno dei contendenti: esaltazione o rassegnazione vengono esplicitate attraverso un’azione estemporanea il cui risultato è affidato alla casualità del momento. Il Dado ha in sé un valore ermetico (inteso come oggetto di possibili interpretazioni) nella misura in cui cela all’interno della sua stessa struttura infinite soluzioni formali, senza tuttavia mostrarle tutte (una “faccia” è sempre nascosta all’osservatore). La sua forma cubica, così fermamente ragionata, o meglio razionalizzata, mette in mostra risultati inattesi quanto sorprendenti, in ragione di una sua conformazione a sei facce. Il Dado è un microcosmo in sé chiuso ma, nello stesso tempo, aperto alle molteplici sollecitazioni dell’imprevedibile.

 In ragione di questa breve nota introduttiva potremmo affermare quanto il Dado/cubo segni un certo confine che separa l’istinto rispetto alla ragione, il gesto immediato rispetto alla costruzione mediata, il sapere rispetto al non sapere. Il Dado è, ad ogni buon conto, un oggetto che ci lascia sospesi in uno spazio/tempo, tra l’attesa e l’azione, tra il senso e il non senso. Quest’ultimo va inteso non come l’assenza di senso ma come un rinnovarsi continuo dello stesso, poiché dare un senso nuovo significa, inevitabilmente, passare attraverso il suo contrario. 

L’origine del progetto “Dado d’autore” ideato dal maestro Antonio Baglivo nel lontano 1991, all’interno del Laboratorio Dadodue, ci fosse l’idea di tentare un’impresa volta alla conciliazione, anche se precaria, tra una forma strutturalmente stabile come quella di un dado e l’azione creativa, stilistica dell’artista.

Un lavoro straordinario di sintesi che sarà esposto al Civico 23 fino al 30 marzo, in cui il dado si fa…tratto come elemento distintivo di identificazione personale.”

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