19 Settembre 2024

Stamattina, mentre pedalavo con l’umore sotto i piedi verso le mie responsabilità giornaliere, ho affrontato una conversazione forse troppo ambiziosa per la suscettibilità mio stato interiore di quel momento. Ciò non significa, però, che non ci abbia ripensato dopo un paio di ore, in seguito ad un caffè e un po’ di meritato silenzio. 

A scoppio ritardato, dunque, ho richiamato alla memoria la riflessione che il mio amico in genere affetto da mutismo mattutino aveva oggi sorprendentemente una gran voglia di condividere con me. Era legata ad un libro che ha da poco finito di leggere, che l’ha portato a realizzare come sia pressoché impossibile conoscere completamente qualcuno, che ci sarà sempre qualche angolo inesplorato in ogni persona che fa parte della nostra vita. 

E mentre mi raccontava di come ciò lo spaventi tanto, ho capito che a me mette invece tanta tranquillità, perchè credo che l’imprevedibilità umana liberi del peso della coerenza, dell’aspettativa di dover seguire qualche tipo di filo conduttore in tutto ciò che si fa e che si è. Tuttavia, mi sono limitata a rispondere d’istinto, sostenendo che pensare alla possibilità di assistere a qualcosa di inaspettato da parte di chi ho attorno spesso mi diverte. 

Solo dopo aver rapidamente sorseggiato il mio caffè mi sono però interrogata sull’aspetto più interessante di quest’impegnativo dialogo, ossia quanto conoscere una persona a fondo, o quasi, sia un indicatore effettivo di affinità e vicinanza emotiva, e quanto invece nascondere dei lati di sé possa essere, in alcuni casi, un gesto d’amore. Lo domanderò al mio amico quando io sarò di buon umore e lui avrà di nuovo voglia di conversare di mattina.

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