16 Settembre 2024

I confronti tra Il Nord ed il nostro Mezzogiorno sono continui. E già questo è segno che l’antica “questione meridionale” non è mai finita. Il divario riguarda tutti i settori. Eppure, non mancano al Sud iniziative lodevoli che con grande sforzo e capacità (spesso opera più singole persone che di istituzioni) costituiscono la dimostrazione che, volendo, è possibile creare e far funzionare le infrastrutture culturali e civili. 

Un caso recente che riguarda la scuola. Leggiamo sul sito di una nota testata, in bel risalto, un articolo che ci informa che da un paio d’anni la scuola Pascoli, definita da Draghi la “scuola più bella” di Torino (ristrutturata da privati), apre al pubblico le porte della sua biblioteca. Questa nobile iniziativa rende disponibile al territorio circa 3.000 volumi; realizzata al piano rialzato, con soppalco progettato da architetti e pedagogisti è aperta una volta alla settimana dalle 15.00 alle 17.00… 

Nasce un dolente e amaro sorriso…A Salerno, nostro disastrato Meridione, la biblioteca “M. Sena” del Liceo “De Sanctis” (mai visitata da nessun ministro e neanche da un semplice consigliere locale) ha una biblioteca aperta al pubblico da oltre 25 anni, con una sala lettura da 50 posti, una collezione di libri che supera le 52.000 unità, con orario continuo dalle 9.00 alle 18.00, e una produzione e distribuzione di podcast e bibliotalk.

Una biblioteca scolastica che supera, per dotazione, quella di Torino; una struttura messa su con intelligente e impegno di gestione; costruita senza la partecipazione dei privati e da oltre un ventennio rappresenta un esempio di infrastruttura civile e culturale. Eppure, proprio qui, dove c’è disperatamente bisogno di creare e sorreggere infrastrutture culturali e di vita civile, questo presidio e modello di biblioteca scolastica vive ignorata dalle istituzioni locali, dalla politica, dalla cultura, dai media. Nessuna testata cittadina ne ha mai parlato. Nessuna istituzione cittadina l’ha appoggiata, promossa, patrocinata. Questo è il destino di ogni sforzo civile nel nostro Sud: il silenzio, la solitudine e, quando finisce il lavoro dei singoli, l’abbandono.

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