16 Settembre 2024

A San Martino ogni mosto diventa vino! Un detto sempre attuale che ha origini antiche tra la cultura contadina, in quanto la festa di San Martino, che cade l’11 novembre, coincide con il periodo d’apertura delle botti per il primo assaggio di vino. 

Difatti, nella stagione in corso, i vendemmiatori, con la protezione del santo, spillano il caratteristico vino novello che, nonostante viene spesso usato come sinonimo, è diverso dal vino nuovo.

La differenza tra i due si trova nel processo di vinificazione. Il nuovo, che deriva dall’ultima vendemmia, viene prodotto con metodi tradizionali e, se non bevuto subito, può subire il processo di invecchiamento. Invece il novello si ottiene attraverso la tecnica della macerazione carbonica, che consiste nel mettere grappoli d’uva, raccolti nella stessa annata e non diraspati, in contenitori ermetici pieni di anidride carbonica per almeno dieci giorni. Al termine di questa fase si completa la pigiatura degli acini e si procede alla svinatura. Dato che il processo di vinificazione, in questo caso, avviene molto velocemente, ne consegue un vino fruttato e leggero dalle proprietà effimere, ottimo da bere subito, ma privo dei componenti necessari per il processo di invecchiamento. Per tal motivo la legge italiana impone la vendita di questo vino esclusivamente tra il 30 ottobre e il 31 dicembre dello stesso anno di produzione.

Un altro detto che lega la festività del patrono del vino, alle antiche tradizioni contadine è “San Martino castagne e vino”. In quanto, per gli agricoltori dell’epoca, le castagne erano un sostentamento alimentare fondamentale e l’ideale era abbinarle ad un buon vino di stagione. Questa gustosa accoppiata autunnale rimane perfetta ancora oggi per festeggiare la ricorrenza festiva. Dunque mettiamo in forno le castagne, riempiamo i calici di vino novello e buon San Martino!

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