8 Settembre 2024

Il futuro dell’uomo è nel futuro del lavoro

La società del prossimo futuro non saprà più che farsene di milioni di individui a cui non compete più di norma lavorare.

Il lavoro domani è lo faranno i robot, è certo. Verrà un tempo futuro in cui le macchine faranno la maggior parte dei lavori che oggi fanno gli uomini, con una precisione ed una produttività molto superiori. E l’uomo, che in masse compatte per secoli ha esercitato la sua forza e la sua abilità per trasformare il mondo, sarà di fatto escluso dalla maggior parte dei processi lavorativi. Non è la visione di una mente appassionata di letteratura fantascientifica immaginare macchine di ogni tipo che eseguono operazioni di ogni tipo. Le catene di montaggio circondate dalle esili figure degli operai affaccendati nella serie infinta ed alienante di gesti meccanici e ripetitivi non esistono più già oggi. Domani, un domani che già si intravede, invisibili menti cibernetiche governeranno rigorose braccia meccaniche in infiniti processi di produzione e montaggio. Occulti algoritmi processeranno con precisione assoluta robot sofisticati, androidi velocissimi, bisturi infallibili. Droni e auto senza piloti correranno nei cieli e sulle strade. Allora, quando ogni aspetto della vita produttiva della società umana sarà prevalentemente gestito dalle macchine, che significato avrà per l’uomo la parola ed il concetto stesso di lavoro? Il lavoro cesserà di essere quel valore assoluto che la società moderna gli ha riconosciuto almeno a partire dal secolo dei Lumi. Quella società del prossimo futuro non saprà più che farsene di milioni di individui a cui non compete più di norma lavorare. Non sapremo più che senso dare a uomini a cui è inutile affidare un lavoro; uomini il cui lavoro è, di fatto, inutile. Essi stessi diventeranno inutili. È difficile immaginare come gli uomini potranno percepire se stessi, come potranno pensare la loro esistenza in una società che non ha bisogno di loro per lavorare. Il concetto e l’idea di lavoro saranno profondamente rivisti. Il diritto dovrà essere ripensato. Ma più di tutto occorrerà una rivoluzione esistenziale che dovrà accompagnare l’avvento di questo mondo futuro nel quale però, ridotto o scomparso del tutto il lavoro, non è scontato che sviluppo significhi anche progresso.

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