18 Ottobre 2024

Credo che dietro a ciò che si cela nelle abitudini degli altri ci sia una profondità dal valore estremamente intimo, una specificità del proprio modo di essere che a pochi è concesso scoprire.  Ed è buffo pensare come talvolta tale privilegio sia accordato in modo totalmente fortuito, specialmente quando si è nel fiore degli anni. Come si ci ritrovi a condividere la propria peculiarità giorno dopo giorno con tutti quelli con cui si condivide uno spazio, disseminando pezzi di sé nella geografia di una cucina o tra i cuscini di un divano. E magari come si sia involontariamente influenzati da chi si ha attorno, scorgendo in altri modi di fare la voglia di mettere in discussione i propri, oppure acquisendone una maggiore sicurezza accompagnata da un tocco di velata fierezza . 

Che sia un fischiettio mattutino, una maniera di disporre i piatti sulla mensola, una consueta disposizione della spesa in frigo, o la prevedibilità con cui ognuno tornerà a casa ad un determinato orario. C’è una tenera intimità nell’assistere alla vita degli altri dall’interno. Uno spazio in comune che si traduce in una compartecipazione casuale e istintiva di persone che forse non si sarebbero mai scelte, ma che di cui si impara a riconoscere il rumore dei passi, a filtrare l’essenza da una conversazione origliata per sbaglio, ad attribuire l’odore di una determinata spezia. 

C’è un’allegra unicità nel partecipare alla quotidianità altrui e osservarne tutte le sfumature di spontaneità che spesso si sceglie intenzionalmente di tenere per sé, facendosi spazio, quasi senza accorgersene, nelle realtà di chi si ha attorno, in silenzio e in punta di piedi. 

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