8 Settembre 2024

In Irpinia, come in tutto il Sud Italia, si produce energia eolica. Gigantesche pale di giorno girano al vento fondo, proiettando le mobili ombre sulla terra. Di notte brillano lumi vagamente sinistri: le luci rossi di posizione accese sulla sommità di questi giganti d’acciaio per indicare l’ingombro. Sicché la campagna sembra un enorme cimitero. Tutti i crinali, i pendii, le vallate dell’Alta Irpinia sono fitte ormai di pale eoliche. 

È vero che questa parte d’Italia è una delle più disabitate del nostro Paese, ma è altrettanto vero che la bellezza solitaria e austera di questo paesaggio è qui irrimediabilmente compromessa. Certamente né la Toscana né l’Umbria acconsentirebbero mai ad una simile devastazione, dal momento che il loro paesaggio è uno dei beni più preziosi in assoluto. Ma l’Irpinia, e la Basilicata, hanno anch’essi il loro paesaggio da tutelare, nelle sue varie e diverse specificità, così come le altre regioni meridionali.  A generare le maggiori quantità di energia eolica in Italia sono proprio le regioni meridionali: Puglia, Campania, Calabria, Basilicata, Sicilia e Sardegna. Nel 2019 questi territori ospitavano il 91% delle centrali eoliche italiane e la sola Puglia, per potenza, è attualmente in grado di generare un quarto dell’energia eolica totale prodotta. Con tutto ciò l’energia eolica rappresenta solo il 6% dell’energia elettrica nazionale. Intanto il guasto ai paesaggi meridionali è notevole ed evidente a tutti. 

Nel Sud, in un territorio socialmente ed economicamente debole è stato possibile “palificare” le campagne quasi dovunque: i Comuni ci guadagnano, ci guadagnano i privati possessori dei terreni su cui vengono installate le pale eoliche. Qui queste moderne fattorie del vento hanno soppiantato le masserie, nuclei storici dell’attività produttiva delle campagne meridionali. I vantaggi e i benefici assoluti in termini di green revolution sono ancora da definire.

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