8 Settembre 2024

Napoli, la cui origine millenaria si perde nella notte dei tempi, è piena di miti e leggende. Una delle più radicate è il munaciello. Uno spiritello rappresentato da un ragazzino deforme o da una persona di bassa statura che indossa un saio. Su queste creature circolano diverse storie. La più accreditata è raccontata da Matilde Serao la quale narra che sarebbe realmente esistito durante il regno di Alfonso V d’Aragona nel 1445. 

La scrittrice, parla di una donna, Caterina Frezza, figlia di un ricco mercante di stoffe, che si innamora di un umile garzone. La relazione, diede alla luce un bimbo, frutto dell’amore proibito. Il nascituro, però, nacque deforme e la mamma per nasconderlo lo vestiva con un saio, incappucciato, per non far intravedere il suo aspetto. Morì misteriosamente, e il popolo napoletano, sottovoce, attribuì alla madre la sua scomparsa. 

Ma questa non è l’unica versione. L’altra, si racconta, a Napoli Sotterranea, secondo cui non ci sarebbe un munaciello ma più munacielli; ovvero i pozzari, lavoratori che si occupavano della gestione delle cavità idriche. Questi, piccoli di statura e coperti da elmetto e mantello da lavoro, per risalire dal sottosuolo giungevano nelle case del centro storico, e, una volta emersi nelle dimore, ne approfittavano per fare uno spuntino o per rubare qualche oggetto di valore; da qui il comune modo di dire: È stato ‘O Munaciello!

Questo soggetto curioso, rappresenta la figura del fantasma a Napoli, uno spirito chimerico della tradizione partenopea che può portare fortuna alla casa se viene trattato con gentilezza e rispetto, ma può anche diventare irrequieto se trascurato o disprezzato.

Nella commedia Questi fantasmi, anche il grande Eduardo, impiegò o’ munaciello, come l’amante della moglie del protagonista.

About Author