Senza bruco non c’è farfalla

Le farfalle sono simbolo di bellezza, portatrici di gioia attraverso voli leggiadri e colori vivaci. I bruchi invece con il loro aspetto vermiforme non suscitano gli stessi sentimenti, per di più lasciano il segno del loro passaggio sulle piante, che tanto curiamo, deturpando il loro bell’aspetto.
L’estetica però non é tutto e ogni farfalla è stata dapprima un bruco. Le trasformazioni fanno parte di ogni essere vivente e a volte sembrano delle vere e proprie rinascite.
Dopo la schiusa dell’uovo il bruco ha bisogno di molte energie per svilupparsi, per questo si nutre voracemente. Il suo pasto preferito è a base vegetale, tuttavia nella maggior parte dei casi alle piante arreca solo danni estetici, come foglie bucherellate e rosichiate, senza comprometterne la salute.
In questa fase di vita del lepidottero, la larva subisce diverse mute in modo tale che la sua pelle si adatti bene alla crescita. Poi quando raggiunge la maturità per diventare adulto, smette di nutrirsi, cerca un luogo protetto e si avvolge nella crisalide. Un involucro al cui interno il bruco compie la metamorfosi facendo emergere il suo potenziale grazie ad un gruppo di cellule specializzate, dette dischi immaginali, che ha dentro di sé. Una sorta di progetto biologico prestabilito che, attivandosi in questo stadio, guida il processo di formazione strutturale del lepidottero adulto. Si costituiranno così le ali, le zampe, la spirotromba e tutte le caratteristiche tipiche dell’insetto tanto amato.
Le farfalle nascono dunque dalla fatica della trasformazione, che va supportata ed alimentata. Una fase di crescita necessaria a spiccare il volo, perché senza bruco non c’è farfalla.