24 Giugno 2025
Unknown

Il regno vegetale non é immune da piante sovversive che sono andate oltre i classici schemi dalla botanica. Non limitandosi a nutrirsi attraverso la fotosintesi clorofilliana e l’assorbimento radicale, le piante carnivore sono anche delle predatrici.

Vivono in habitat caldi umidi con suoli poveri di nutrienti e proprio per sopperire a questa mancanza, con un audace adattamento evolutivo, hanno integrato nella propria dieta le proteine animali, predando principalmente insetti ed artropodi come mosche, formiche, zanzare e ragni.

Come tutte le piante anche loro sono ancorate al terreno e quindi non potendosi spostare per andare a caccia hanno sviluppato strategie di cattura in loco.

Esistono 5 diversi tipi di trappole con fogliame modificato: ad ascidio, ove le prede restano imprigionate all’interno di una foglia contenente enzimi digestivi o batteri capaci di dissolverle; adesive, in cui i malcapitati si trovano appiccicati in una mucillagine collosa; a scatto, dove le vittime vengono immobilizzate al loro interno da un rapido movimento; ad aspirazione, gli sventurati sono risucchiati; a nassa, i peli sulla superficie obbligano la preda a dirigersi all’interno dell’organo digestivo.

Ogni trappola è più idonea a catturare un determinato tipo di animaletto, più grande, più piccolo, volatile o terreno.

Come per le altre piante anche la riproduzione delle carnivore è affidata agli impollinatori. Dunque, nonostante i gusti insettivori, farli diventare una pietanza sarebbe controproducente e per questo hanno maturato abilità selettive per non ucciderli. Ad esempio alcune specie hanno trappole progettate per catturare solo insetti piccoli e deboli mentre gli impollinatori come api e farfalle riescono a liberarsi facilmente. Altre producono segnali chimici specifici per evitare di attrarli, mentre in altre ancora i fiori crescono su lunghi steli distanti dai trabocchetti cosi da non interferire con l’attività di impollinazione.

Con le loro rivoluzionarie strategie di sopravvivenza le piante carnivore ci dimostrano che anche i cambiamenti estremi sono possibili, è sufficiente non limitarsi a restare nei confini del prevedibile.