Storia di una madre
La fotografia è memoria, è ricordo. La memoria diventa ricordo quando la fotografia suscita un sentimento affettivo, talvolta poetico, evoca una passione, diventa nostalgia e crea un legame empatico con chi la osserva. Dunque ogni fotografia suscita una reazione tra chi l’ha vissuta e chi solamente ne è spettatore. Ricordare è unire sentimento e pensiero, è rivivere emozioni. Fotografare equivale a fissare un’immagine irripetibile e renderla “immortale” attraverso un passaggio che va dalla visione di una scena fino alla stampa su carta. Questo procedimento permette di passare dalla dissolvenza del ricordo di luoghi e persone, in aggiunta allo scorrere del tempo, alla capacità di tramandarlo: la storia è quella di mia madre.
Nacque a Napoli nel 1943. Cresciuta con un’educazione molto rigida, non visse come avrebbe dovuto l’infanzia e l’adolescenza. Trascorse i primi anni di vita in un negozietto in cui si cucivano abiti, con la sua famiglia, alcune zie e tanti fantasmi.
Negli anni sessanta, all’età di 18 anni ebbe la fortuna di lavorare in un’azienda americana e conobbe mio padre. Si sposarono e dal loro amore nacquero quattro figli. Alla nascita del secondo, cedette il suo “posto di lavoro” a mio padre per poter fare la mamma a tempo pieno. Ma, dopo circa dieci anni, si separarono e da quel momento Concetta seguì il suo cammino senza più relazionarsi con nessun uomo. Senza più il “suo” lavoro, ha educato i propri figli insegnando rispetto, gentilezza e discrezione. Una mamma forte.
L’ho vista spesso triste, per la sofferenza del matrimonio finito, poi col tempo, nati i nipoti, è ritornata a splendere una nuova luce nei suoi occhi ed è stato meraviglioso ritrovarla.
Penso al libro di Erri De Luca “In nome della madre”, a quello di Grazia Deledda “La madre”, alle molte fotografie che ritraggono Pier Paolo Pasolini con Susanna Colussi, al piccolo e drammatico dipinto di Egon Schiele esposto al Leopold Museum di Vienna, alla fotografia di mia madre… per trasmettere forza, affinché sempre meno persone non si perdano dietro un dolore ingabbiando la propria esistenza.