A vincere ci pensa l’ordine pubblico
La logica cosiddetta cautelare e di carattere anticipatorio domina incontrastata per cui non solo è già vietato ai tifosi di squadre avversarie la partecipazione alla partita dei propri beniamini ma addirittura ora la stessa ratio impone di ri-organizzare l’orario delle partite.

Manca poco e con ogni probabilità Napoli potrà dopo trentatré anni celebrare la vittoria del campionato di massima serie ed ironia della sorte dovrà farlo giocando contro un’altra squadra meridionale e sua conterranea la Salernitana. Impegnata, invece, a garantirsi la possibilità di disputare un ulteriore stagione nella massima serie, con impegni calcistici uno non distante all’altro e di ben altro tenore. Tuttavia, lo scudetto in gioco sembra già avere un vincitore: l’ordine pubblico e le decisioni -slittamento della partita di un giorno per i festeggiamenti (sic?) – che le autorità dello Stato sembrano calare dall’alto, inaudita altera parte. Altera parte che in questo “gioco” delle parti spesso, di là dal ruolo centrale che assume nel consentire che il circo degli umani abbia i suoi spettatori-tifosi, assiste senza la benché minima possibilità di partecipare a decisioni che incidono sulla sua sfera soggettiva. Decisioni che sono sullo sfondo del terreno di gioco e che ispirate a ragioni di sicurezza appaiono sfaldarsi innanzi alla fotografia degli eventi. Che ha il compito, non gradito, di certificare(sic??) l’impossibilità di assicurare l’ordinato svolgimento degli eventi. In altre parole, la logica cosiddetta cautelare e di carattere anticipatorio domina incontrastata per cui non solo è già vietato, stante la valutazione di sicurezza, ai tifosi di squadre avversarie la partecipazione alla partita della propria squadra in trasferta, addirittura ora la stessa ratio impone di ri-organizzare l’orario delle partite e il contemporaneo svolgimento di quest’ultime (Napoli e Lazio) confidando nel Dio pallone affinché il risultato sia propizio per il Napoli. Va da sé che l’emergenza, ovvero le misure di ordine pubblico, abbia assunto oramai la forma dell’ordinarietà vestendo anche situazioni e/o circostanze che gestite nel pieno esercizio delle funzioni farebbero si emergere la forza e la piena autorità dello Stato. Che in queste occasioni e non solo sembra abdicare alla sua autorevolezza, quando per assicurare un servizio pubblico imprime un passo deciso alla corsa di alcuni diritti, accompagnando gli altri, quelli dei tifosi – spettatori, con passo troppo affannato.